Partenza con treno come da programma; alla stazione assistiamo anche a uno strano rituale di inizio giornata: alle 8 parte l’inno nazionale e tutti si alzano in piedi fermi. Treno tipico: terza classe piena.

Arriviamo a Ayutthaya in orario, sperimentiamo per la prima volta il Tuk Tuk (il prezzo si contratta, e poi corrono come pazzi). Alberghetto valido e amichevole, posiamo tutto e affittiamo le bici per girare (il mezzo è ideale, le strade sono poche e se schivate gli elefanti per i turisti è tutto tranquillo).

La città è sparsa su un territorio piatto delimitato da canali, i templi sono in rovina (tranne pochissimi) ma affascinanti, comunque il giro in bici è piacevole (l’aria è più respirabile che a Bangkok).

E’ facile comprare frutta in qualsiasi chiosco o negozietto per dissetarsi, all’ora di pranzo fa molto caldo.

I templi sono tuttora utilizzati (quelli meglio conservati). Assistiamo a una “processione” con cerimonia finale per portare offerte (perfettamente impacchettate) ai monaci.

Nel tempio, i fedeli in ginocchio agitano un contenitore di bastoncini fino a farne cadere uno, del quale poi leggono il numero (stampato sopra), crediamo che corrisponda a una preghiera da fare.

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