Visitiamo AngKor in bicicletta, per 3 giorni. Le bici in affitto si trovano in tutta Siem Reap, i prezzi variano tra 1 e 5 dollari. Il primo giorno le prendiamo direttamente dall’albergo: sono “catorci” ma fanno il loro dovere e ci scarrozzano in giro per 9 ore! Gli altri 2 giorni le affittiamo per strada (leggermente migliori). La strada è piatta, liscia e polverosa.

L’ingresso ai templi è costosissimo  (40$ a testa per 3 giorni, ma ci sono anche biglietti da un giorno). Folla incredibile, concentrata in vari punti e in gruppi più o meno numerosi.

Ci accorgiamo che le guide deviano i gruppi verso i mercatini! I giapponesi imperversano e i russi sono di una invadenza smodata. Pochissimi italiani. Sole forte e caldo secco, ci difendiamo con cappelli, creme, occhiali e litri d’acqua. Per fortuna ci sono gli alberi lungo la strada e anche tra i templi.

I siti sono giganteschi, specie se raffrontati a quelli simili visti in Thailandia. Sono suddivisi in due “giri”: quello piccolo (da fare in un giorno pieno) e quello grande (che comprende tutti i templi). Noi iniziamo dal piccolo.

Le decorazioni a rilievo sono infinite e particolarissime: praticamente tutte le leggende religiose raffigurate. L’impressione, in alcuni casi, è che siano appena stati scoperti in mezzo alla giungla.

Nel parco archeologico ci sono decine di templi, alcuni enormi come Angkor Wat, altri più piccoli. Serve sicuramente una guida (anche solo stampata) per capirli. Ci sono le scimmie (sembra il “libro della giungla”). Ci sono le addette alla “pulizia della strada dalle foglie”: lavoro improbo, visto che spazzano con le scope sulla sabbia al confine con la giungla! Ci sono i suonatori-vittime delle mine (organizzati?) C’è un mercato seminascosto di ristorazione “interna” per i vari addetti locali (guide, guidatori di tuk tuk…). C’è un mercato fiorente di “guide Lonely Planet” (forse copiate, ma di fattura esterna perfetta!)

La fatica è tanta e ci rifocilliamo con ananas e banane, vendute dagli ambulanti (che sono limitati a muoversi in a una precisa zona di vendita oltre la quale non possono andare).

Alla fine, stanchi, torniamo in città prima del buio. In totale avremmo fatto una trentina di chilometri.

Secondo giorno.

Partiamo per i templi, facciamo il giro “piccolo” alla rovescia, vedendo quello che avevamo perso o evitato il primo giorno.

Ci sono delle venditrici di “cose fritte” dall’aspetto gustoso, ma è mattina e pensiamo di trovarle più avanti (invece nulla).

Sempre tantissima gente, perlomeno ai templi più famosi, difficile fare foto o filmati senza inquadrare qualcuno. Al mattino i venditori imperversano. I bambini sono molto insistenti: ripetono a memoria una litania in inglese per chiedere un dollaro per qualsiasi cosa offrano (o anche per nulla).

Giriamo le “terrazze” degli elefanti e del Re Lebbroso, bellissime! Il sole è implacabile. All’avvicinarsi del tramonto ripassiamo per Angkor Wat e facciamo foto da cartolina con la luce giusta.

Terzo e ultimo giorno ai templi.

Circuito “lungo” per vedere le rovine più lontane. Siamo abbastanza saturi di architettura Khmer, ma resistiamo per sfruttare fino in fondo il biglietto di ingresso. Tempo clemente (c’è qualche nuvola). Alla fine sono quasi 40 chilometri di giro. Rientriamo stanchi e soddisfatti.