Ripartiamo il giorno dopo da Ranomafana in direzione di Ranohira verso il parco dell’Isalo.

Arriviamo a Ranohira nel pomeriggio. Nelle vicinanze del parco, il sole basso con la luce radente rende i colori vividi. al volo andiamo a vedere “La Fenêtre de l’Isalo” lì nei pressi dell’ingresso del parco, ci troviamo da soli in un paesaggio ampio e bellissimo.

Ci riposiamo in albergo e mangiamo ottime bistecche di “zebù”, la mucca locale, la carne come tutto il resto è freschissima, effettivamente qui non ci sono frigoriferi (dato che non c’è la corrente) quindi deve essere così per forza.

La notte è senza luna e il cielo stellato è spettacolare, si riescono a vedere a occhio nudo le “nubi di Magellano”. Il villaggio è totalmente al buio, piccoli fuochi ai lati delle strade indicano dove qualcuno prepara da mangiare

Per arrivare a Isalo, usciamo dalla zona piovosa e il territorio cambia notevolmente, questa volta è più simile a una savana, terra rossiccia e rari alberi. Nei villaggi si vedono le case di mattoni di terracotta e tetti di paglia.

Verso Fianarantsoa, mercati sulla strada, frequentati da locali in vesti colorate, offrono pochi generi, frutta, carne, qualche cereale, direttamente poggiato sulla terra. In rare occasioni ci sono piccoli “negozi” di mattoni.

Proprio sulla strada, senza capire bene all’inizio di cosa si trattasse, incontriamo le strutture fumanti di “cottura” dei mattoni, enormi costruzioni fatte con i mattoni freschi, al cui centro si accende e si alimenta il fuoco per più giorni.

Il giorno dopo, con una guida locale che parla incredibilmente italiano (dato che ha studiato in una missione religiosa italiana), proseguiamo sulla “pista” per il parco dell’Isalo. Ci troviamo di fronte a una montagna verticale che è tagliata in due dai due Canyon des Makis e des Rats.

Procediamo a piedi nel Canyon des Makis, alla base un corso d’acqua e le Cascata des Nymphes, intorno vegetazione folta, dove ci sono lemuri “Catta”, con la caratteristica coda a anelli, e “Sifaka”.

Non fanno assolutamente caso a noi, e si esibiscono in salti acrobatici tra gli alberi.

Uscendo dai canyon, in un paesaggio semi-lunare, la guida ci fa vedere le sepolture rupestri della tribù Bara, fatte negli intagli della roccia.

La guida ce le mostra con cenni della testa, dato che non vanno indicate per rispetto.

Quando stiamo per tornare incontriamo delle donne “Bara”, la maschera per la faccia è usata per proteggersi dal sole.

Quando è sera, torniamo stanchi, dobbiamo partire all’alba l’indomani per riuscire a arrivare a Toliara.

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