Da Oslo, passando via Tromsø, raggiungiamo le Svalbard. Atterriamo in un aeroporto minuscolo e subito vediamo i manifesti che mettono in guardia sulla pericolosità degli orsi bianchi. Ci sono opuscoli su come bisogna comportarsi (stare alla larga da eventuali orsi, e non portare roba da mangiare) e informazioni su come ci si deve armare!

Con un pulmino ci portano direttamente in albergo (super, per questi luoghi). E’ già tardi ma il sole ovviamente splende: a questa latitudine, a luglio, c’è luce 24 ore su 24. La temperatura è di circa 5 gradi ma il vento taglia le orecchie: stare senza cappello è impossibile.

Usciamo nel paese. Sembra un po’ il far west: casette allineate, gente che gira con zaini carichi e armata di fucile.

Un cartello stradale (ci dicono unico al mondo su fondo nero) ci avvisa del pericolo orsi bianchi.

Al “centro” c’è anche una “pizzeria” e un piccolo supermercato, con prezzi da capogiro per qualsiasi verdura o frutta (impacchettata singolarmente); in compenso cioccolata e carne di renna essiccata sono vendute a buon prezzo.

Sulla piazza principale vediamo la statua del “minatore”, a ricordo dell’attività che ha dato origine al villaggio. In effetti sono ancora visibili le strutture di estrazione e trasporto del carbone, ormai in disuso.

Fuori dalla strada principale pascolano le renne in mezzo a prati di piumini bianchi (erioforo).

Una “chiesa multiconfessionale” accoglie chiunque voglia avere un attimo di raccoglimento in preghiera, indipendentemente dalla religione. E’ la prima che ci capita di vedere e sospettiamo che sia anche l’unica, ma ci sembra un bell’esempio di convivenza.

Infine ce ne torniamo in albergo per cercare di dormire un po’, nonostante la luce filtri anche con le tende tirate (che non sono oscuranti). Tra poche ore, quando sarà “mattina”, ci imbarcheremo per il polo.

Lascia un commento