Arriviamo alla stazione degli autobus di San Cristobal alle 4:30 del mattino. E’ notte fonda, il posto è completamente vuoto, siamo scesi solo noi. Non ci fidiamo a inoltrarci nella città a quell’ora, anche perché non ci aspettiamo che l’albergo sia aperto.

Quando ormai il sole è sorto (verso le 6:30) ci incamminiamo. La giornata è piacevole e l’aria fresca: siamo a 2100 metri. Tutto ha un aspetto tranquillo. Con molta più fiducia ci inoltriamo nelle stradine.

Il nostro hotel è una casa tipica, con il patio, comoda e silenziosa.

Usciamo per le strade ormai animate e ci accorgiamo che qui le etnie non sono minoranze: i vestiti caratteristici colorano le vie. La cittadina è popolata anche da stranieri “fricchettoni” stile anni sessanta.

Andiamo a visitare il mercato popolare vicino alla chiesa di Santo Domingo. Affollatissimo, ci consente di acquistare un “poncho” di lana molto semplice, che useremo poi per tutto il viaggio per proteggerci dal freddo dell’aria condizionata negli autobus.

La chiesa ha una facciata barocca, molto lavorata, con statue di santi e colonne a tortiglione. L’interno invece è molto semplice.

La cattedrale nella piazza principale ha invece una facciata colorata gialla e rossa, e spicca nella piazza assolata.

La cittadina oltre ad essere tranquilla appare ordinata. Un esempio è la vendita di frutta e verdura su mensole improvvisate ma organizzatissime, in un ordine quasi “teutonico”.

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