Agosto 2005, atterriamo a Antananarivo due volte, la prima dal Kenya e la seconda da Toliara nel viaggio di ritorno.

Quando atterriamo la seconda volta è sera, l’aeroporto è al buio, dobbiamo andare a cercare i bagagli con le torce, frugando in un mucchio accatastato in un angolo della sala degli arrivi. Fortunatamente siamo già esperti del luogo (siamo di ritorno dal viaggio nell’interno di due settimane) e la situazione non ci sconvolge più di tanto.

Alloggiamo in un albergo consigliato nella guida, che scopriamo essere il luogo di ritrovo e di partenza per chi come noi fa viaggi nell’interno.

La prima volta (inesperti) ci sorprendiamo quando insieme alle chiavi della camera ci consegnano una piccola torcia. La sera capiamo il perché: la corrente viene tolta! Tutta la città è al buio, in questo periodo non c’è neanche la luna e uscire la sera è assolutamente proibitivo.

Organizziamo il viaggio verso Toliara, abbiamo 5 giorni di tempo per fare un tragitto di meno di mille chilometri, ma con le (“la”) strade del Madagascar e con l’intenzione di fermarci a vedere i parchi, siamo stretti con i tempi.
Tutti ci sconsigliano di usare i “Taxi Brousse”, un taxi collettivo fatto con un pulmino tipicamente stracarico di persone e bagagli, troppi rischi di rotture per strada e ritardi.

Ci accordiamo per una macchina e un autista/guida che ci porta fino a destinazione (200 € tutto incluso). L’autista è un ragazzo giovane, parla (poco) solo francese. A cose fatte, ci risulterà economico, sicuro e valido.
Scopriremo che le strade del Madagascar sono difficili (spesso allagate o distrutte), non esiste una segnaletica e ci sono deviazioni e posti di blocco di militari.

Partiamo per Ambositra il mattino successivo.

Al ritorno invece ci prendiamo qualche giorno per visitare “Tana”.

La città è piccola e affollata, piena di giovani, visitiamo il mercato dei fiori sulle sponde del lago.

In un lato, in piccole “cabine” ci sono i barbieri. Altri “negozi improvvisati” in strada vendono frutta, cereali, legumi e artigianato in rafia.

Passando per le strade limitrofe arriviamo in una piazza dove c’è un mercato molto più organizzato, con negozi e banchi, anche se gli ambulanti offrono veramente di tutto, dai fossili alle pietre preziose (bellissime, ma non sappiamo giudicare e temiamo l’illegalità della cosa).

in giro per la Antananarivo, troviamo negozi molto semplici, strani altarini commemorativi nel mezzo del traffico, e ambulanti per la vendita delle cose più disparate.

Terminiamo con la visita al “Palazzo del re” che, ci spiega un ragazzo che si improvvisa guida, è andato distrutto da più incendi e alcuni terremoti ed alla fine è stato abbandonato.
Dalla collina del palazzo si nota la povertà delle abitazioni che compongono la periferia della città.

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