Fine luglio del 2005, arriviamo al Cairo poco dopo un attentato terroristico. L’atmosfera è tesa a cominciare dall’aeroporto, molte le guardie e i controlli.

Un po’ per sicurezza, un po’ per tranquillità, alloggiamo in un grande albergo al centro, di tipo arabo e di un certo livello. Ci sono i metal detector all’ingresso e nella hall dell’albergo notiamo un “distributore automatico” di lingotti d’oro (a pagamento chiaramente), la cosa ci fa pensare che forse abbiamo esagerato.

Ma tanto è solo per due notti, siamo di passaggio per il Kenia.

Organizziamo con una guida locale (fornita dall'”ente turistico nazionale”) il tour alle piramidi di Giza e a Saqqara. Questa volta ci facciamo portare con la macchina. L’autista è simpatico e lo ingaggiamo anche per il giorno dopo.

Le piramidi si scorgono direttamente dalla città. Ci andiamo la mattina, c’è poca gente, ma il sole è implacabile. Difficile trovare un riparo, quindi armati di acqua ci giriamo tutto il sito, insieme con la nostra guida privata.


Il giorno dopo lo dedichiamo al museo egizio. All’ingresso con il metal detector ci fanno lasciare anche la macchina fotografica, quindi niente foto.

Sicuramente impressionante la quantità di reperti gestiti. Purtroppo alcune cose sembrano “accatastate”, a cominciare dai sarcofagi “minori” e le varie mummie, ce ne sono scaffali pieni.

Favoloso il settore riservato al tesoro di Tutankhamon, totalmente separato dal resto, ben illuminato immerso in un ambiente nero che evidenzia l’oro e gli smalti.

Girare per il Cairo non è molto piacevole, anche se ci sono in giro moltissimi militari e poliziotti (ci approcciano spesso per “aiutarci” chiedendoci la mancia – in Euro), non ci sentiamo tranquilli visto quanto successo con il recente attentato.

Un piccolo giro lo facciamo, riusciamo anche a prenderci un gelato (confezionato e semisciolto), poi verso sera torniamo in albergo.

A notte fonda veniamo svegliati da rumori di spari provenienti dalla strada. Siamo al 15° piano, quindi abbastanza al sicuro. Ci sporgiamo dalla finestra per capire che succede. Dopo poco capiamo che si tratta di “caroselli” di tifosi che usano dei “mortaretti”. Stanchi e un po’ preoccupati ce ne torniamo a letto. Domani si parte per il Kenya.

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