Da Palenque a Merida il salto è notevole. Lo Yucatan è mèta del turismo americano, e Merida non fa eccezione.

Tutto è organizzato per i turisti, in buona parte americani: colazione a pan cake e sciroppo d’acero, hotel di standard occidentale, locali per bere birra e feste notturne.

I venditori parlano più lingue, incluso l’italiano, e tentano insistentemente di propinarti la loro merce.

Al centro, si notano subito le architetture spagnole. Le statue dei conquistadores all’ingresso della Casa de Montejo (XVI secolo) incarnano crudamente l’ideologia dell’epoca: i piedi dei conquistadores poggiano su teste di nativi. Nella Plaza Mayor poi, la cattedrale, seconda più antica del continente (1561-1598), è essa stessa rappresentativa delle espoliazioni perpetrate ai danni delle piramidi e dei templi maya, le cui pietre furono riutilizzate come materiale edile.

La notte, complice il fresco, si scatena la movida dei turisti, attratti anche dagli spettacoli “caratteristici” in piazza.

Gruppi di americani onnipresenti ballano e bevono nei vari locali.

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