3 gennaio. Iniziamo la giornata con una colazione abbondante in hotel, e purtroppo cominciamo a notare i primi problemi di igiene (poi riscontrati in altre occasioni). Ci mettiamo poi all’opera per organizzare le nostre visite: dobbiamo individuare una agenzia locale e capire come arrivare al santuario degli orsi.

Usciamo dall’albergo e ci ritroviamo nel caos del quartiere vecchio.

Sciami di motorini e risciò strombazzanti sfrecciano mancandoci per un pelo. I marciapiedi non sono molto praticabili perché ingombrati di altri motorini in sosta, mercanzie varie, gente che cucina e mangia.

È pieno di negozietti, le strade sono divise in settori per genere di merce. Tutti girano con sacchi di plastica neri che usano come buste della spesa.

L’architettura nel centro di Hanoi è un ammasso di casette strette e lunghe; subito fuori svettano i grattacieli. Il terreno fabbricabile costa molto e per questo motivo solo la facciata anteriore dei palazzi è rifinita: sui lati potrebbero affiancarsene altri. Per lo stesso motivo, spesso le stanze non hanno finestre.

Tante le venditrici con ceste e bilancia in spalla e cappelli a cono. Vendono di tutto.

L’attività è frenetica, il rumore assordante.

Cerchiamo di adattarci rapidamente al modo di muoversi. Impariamo subito che per attraversare la strada bisogna essere mooolto attenti e muoversi a passetti a velocità costante, in modo che motorini e macchine capiscano la tua direzione ed evitino di travolgerti.

Pranziamo in un chicken-fast-food locale: i ristorantini infimi non sono accettabili (tavoli e sedie quasi a terra e igiene molto scarsa).

Dirigiamo verso il lago in cerca di un po’ di tranquillità. Luci serali riflesse sull’acqua. Oltre il lago ci sono i quartieri “buoni” (palazzi governativi , grandi alberghi, negozi di lusso “veri”). La zona è più vivibile anche se più anonima. Di sicuro è molto più visibile la storia politica, con mausolei e monumenti.