Con meno di un’ora di autobus da Merida raggiungiamo il sito archeologico di Uxmal, patrimonio UNESCO.

La città fu fondata intorno al 500 e divenne presto un centro importante della civiltà “Puuc”, per finire poi abbandonata intorno al 900. I suoi incredibili edifici, con un’architettura assolutamente caratteristica, mostrano decori stilizzati, spesso riproducenti la maschera di Chaac, dio della pioggia.


La “piramide dell’indovino” domina il sito: è alta oltre 30 metri, con una scalinata infinita per arrivare in cima. Non troviamo molti turisti, e riusciamo a goderci la visita. Il sole è caldo, ma la mattina l’aria è fresca.

Il “Palazzo del Governatore” è lunghissimo e completamente ornato da disegni geometrici (infinite maschere del dio Chaac). Impressionante una delle entrate, simile a una freccia rivolta verso il cielo.

Di fronte al palazzo c’è la “Piattaforma dei giaguari” con un altare cerimoniale che sembra essere fatto apposta per i sacrifici.

Sempre vicino alla piramide, il “Quadrilatero delle monache”, anche questo completamente decorato con disegni geometrici; sorprende in particolare il serpente rappresentato su parte della facciata.

Leggermente distaccata troviamo la “Casa delle tartarughe”, un edificio più piccolo degli altri, ma ornato con una fila di testuggini. La tartaruga ha un importante significato simbolico nella cosmogonia maya, in quanto nutrice del dio del mais, origine della vita.

Oltre agli animali simbolici di pietra, nel sito troviamo anche un sacco di iguane che si crogiolano al sole.

Di sicuro effetto il campo da “gioco della pelota” (il primo che vediamo), di cui però rimane solo qualche resto. Questo gioco, che prevedeva il lancio di una palla attraverso un anello di pietra posto verticalmente, aveva talvolta risvolti cruenti, sfociando nel sacrificio umano dei giocatori, da alcuni interpretato come prezzo da pagare per gli sconfitti, da altri come estremo riconoscimento ai vincitori per farli assurgere a divinità.

Più distante, molto vicino alla vegetazione c’è la cosiddetta “Colombaia”. Alle sue spalle si scorge la sommità di un altro complesso monumentale ancora non restaurato, noto come “Tempio del Sud”.

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