Da Nairobi partiamo per un safari nel Masai Mara, fino al confine con la Tanzania.

Un tour di cinque giorni alla ricerca dei “big five” come dicono le guide locali. Il tour lo abbiamo organizzato con un’agenzia locale, sicuramente economico. In tutto siamo 7 turisti (italiani, spagnoli e tedeschi) divisi in 2 pulmini giapponesi a 6 posti con il tetto alzabile; poi c’è una guida masai (occidentalizzata), un “cuoco” tuttofare, e un altro autista.

Usciti da Nairobi inizia il viaggio nella savana, siamo nel pieno della “Rift Valley”, e cominciamo da subito a vedere gli animali.

Quando entriamo al “parco” del Masai Mara, ce ne accorgiamo solo per un “gate” presidiato da ranger armati, dove si paga per entrare. Il gate è in mezzo alla strada ma ai lati non ci sono recinzioni o reti o altro perché gli animali sono liberi di entrare e uscire mentre gli umani è bene che entrino protetti da un veicolo. All’interno del parco la strada diventa una pista e si dirama.

Quando ci inoltriamo, la guida parla via radio con altre guide e si scambiano informazioni su dove trovare gli animali, quindi il safari diventa subito pieno di emozioni.

Alloggiamo in tende (canadesi) in un terreno ai bordi del parco, ci sono anche le docce (fredde), fortunatamente a questa altezza non ci sono le zanzare. Non c’è illuminazione e mangiamo con le lampade da campeggio, poi subito a letto.

Un masai, con tanto di lancia, fa la guardia notturna per dissuadere gli animali che si avvicinano. Tutto molto spartano, ma, forse per la stanchezza, ci risulta comodo e piacevole.

La notte e la mattina presto fa freddo, mentre durante il giorno il sole è forte.

Sarà anche per questo che troviamo i grandi felini, spesso a poltrire all’ombra. Assistiamo anche a una predazione vicinissima a noi, una leonessa cattura uno gnu.

Il Mara è il fiume che da il nome alla zona, è il punto di attraversamento delle mandrie di gnu durante la migrazione dal Serengheti. Gli gnu sono migliaia, e si ammassano sulle rive per passare. Nella selva intorno al fiume è pieno di leoni, leopardi, iene e altri predatori e nel fiume ci sono i coccodrilli.

Vista la situazione, si può circolare a piedi solo accompagnati da un ranger armato, che ci dice che il pericolo maggiore sono gli ippopotami!

La guida a fine giornata ci porta a visitare il villaggio masai da cui proviene anche il “guerriero” che fa la guardia alle nostre tende durante la notte.

Il villaggio è formato da piccole capanne tonde di fango e paglia in cui vivono e custodiscono le greggi la notte. Le donne indossano tessuti fantasia sgargianti, e intonano dei canti. Gli uomini sono tutti vestiti di rosso, mentre danzano sono scalzi, ma di solito calzano dei particolari sandali fatti con i copertoni delle automobili (si vede il battistrada), ben sagomati e rifiniti. Sono tutti giovanissimi e molto gentili e per niente insistenti nei tentativi di vendere piccoli monili che fabbricano.

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