Da Merida, con un piccolo autobus locale “quasi diretto” (solo due fermate) ci spostiamo a “Piste”, un piccolo villaggio dove pernotteremo, vicino all’ingresso del parco archeologico di Chichen Itza, patrimonio UNESCO.

Sarà perché è a brevissima distanza da Merida, ma Chichen Itza è un caos di americani.

All’ingresso del sito, subito oltre il gate, la sfilza di bancarelle su ambo i lati del percorso verso le rovine deturpa la vista.

I ruderi sono ben tenuti e (giustamente) è vietato salire sulle piramidi. Fa un caldo incredibile, tutti cercano riparo all’ombra degli alberi.


Appena entrati si arriva subito al pezzo forte: El Castillo, la famosa piramide a gradoni, con scalinate che corrono lungo i quattro lati fino alla sommità.
Ci dicono che all’equinozio, al calare e al sorgere del sole, gli angoli della piramide proiettano un’ombra a forma di serpente lungo la scalinata nord (i bordi della quale rappresentano per l’appunto due serpenti stilizzati, con la testa alla base). E’ difficile capire come, ma cercando in internet si trovano molti video che lo mostrano.

Bello anche l’osservatorio: una struttura circolare su una base rettangolare. Leggiamo che all’interno c’è una scala a chiocciola, ma come per gli altri templi non è consentito entrare.

Un altro edificio particolare, piccolo ma molto decorato è la Iglesia. Le decorazioni riprendono molto quelle viste a Uxmal, con la maschera di Chaac su tutti i lati.

La guida descrive continuamente cose macabre come altari per sacrifici umani e canali di scolo per il sangue.

Molto bello e imponente è il Tempio dei Guerrieri, con accanto la sala delle mille colonne. La struttura in alto è il Chac Mool, un altare che riproduce una figura umana, adorna di gioielli, in posizione reclinata con la testa alzata e rivolta verso il lato destro, con un recipiente appoggiato sul ventre. Anche in questo caso la guida descrive che su questo recipiente venivano appoggiate le offerte in occasione dei sacrifici, che nella cultura azteca, potevano arrivare a sangue e cuori umani.

Purtroppo anche qui non si può accedere, comunque il colpo d’occhio è bellissimo.

La cosa che fa più impressione è il campo del gioco della Pelota. Uno spazio enorme, con due muri sui lati con il famoso anello di pietra intagliata (a forma di serpente piumato), tutto molto ben conservato.

La cosa particolare sono i bassorilievi sulle muraglie ai lati del campo. Con un po’ di attenzione si nota che rappresentano le squadre dei partecipanti al gioco. In uno dei pannelli un giocatore è raffigurato decapitato e dalla ferita si dipartono fiotti di sangue.

Lascia un commento