La Shwedagon Pagoda è uno stupa (struttura a cono, tipicamente pieno, usato come contenitore per reliquie) dorato e alto 98 metri. Lo stupa è circondato da un’area riservata alla preghiera, con templi e strutture simili a piccole “cappelle”, il tutto in uno stile molto particolare.

A prima vista per un occidentale sembra di essere in un parco giochi. I manufatti sono strani ai nostri occhi, a volte grotteschi nelle rappresentazioni di esseri mitologici e colorati nelle pose più buffe. Esseri simili a grandi pupazzi dei cartoni animati, circondati e sovrastati da enormi pinnacoli dorati, se non addirittura ricoperti d’oro massiccio.

Per  entrare bisogna essere scalzi.

Neanche i calzini sono accettati, anche se il pavimento maiolicato è sporchissimo (anche causa lavori).

I templi interni sono un mix “psichedelico-buddista” con pannelli luminosi e schermi televisivi inseriti tra innumerevoli statue di Buddha.

La luce del pomeriggio consente foto fantastiche. C’è anche un monaco in meditazione profonda a cui rubiamo uno scatto (senza disturbarlo).

Andiamo via al tramonto, quando chiude il tempio e un esercito di volontari, armati di scope, svolge la sua opera meritoria di pulizia del pavimento.